IL SENTIERO S.O.S.A.T.

Il sentiero Sosat è un percorso attrezzato, che si snoda tra la quota di 2200 m e 2540 m attraverso le cenge del Gruppo di Brenta sul versante orientale. Si tratta di una via ferrata, che fa parte della famosa Via delle Bocchette. Questo sentiero attrezzato fu costruito con un finanziamento della Sosat (Sezione operaia della Sat) nel 1960 ed inaugurato nel 1961. Il sentiero è denominato “Bocchette basse”, poichè successivamente sono stati realizzati altri sentieri attrezzati che collegano gli stessi rifugi, che percorrono molto più in alto e sfiorando le vette, la zona centrale del Gruppo Brenta.

Nel 1961, la Sosat festeggiava i 40 anni di attività, venne inaugurato, dall’allora presidente Silvio Detassis, al rifugio Alberto e Maria ai Brentei il tratto della via delle Bocchette che congiunge attraverso cenge, scale e corde fisse il rifugio Tuckett al rifugio Alimonta e più in basso l’Alberto e Maria ai Brentei.

La Sosat sul finire degli anni 50 si trovò a disposizione una liquidità dovuta all’alienazione della proprietà del rifugio Sosat di Candirai da parte dal Consorzio Rifugio Sosat Candriai. Quel rifugio venne eretto dal Consorzio, facente capo alla sezione, nel 1927. Il rifugio si trovava ai 1000 metri dell’omonima località sul Bondone, tanto caro alla Sosat ed ai trentini tutti. Quella costruzione oggi è di privati ed è stata ristrutturata ed ampliata di recente. Verso la fine degli anni ’50, il Consorzio Rifugio Sosat Candriai, decise di alienare la proprietà dello stesso restituendo ai soci nel valore nominale le quote sottoscritte. Un numero considerevole di soci non riscosse gli importi di competenza, lasciando alla Sosat quelle quote. La sezione si trovò un importò da impiegare per la realizzazione di una opera con il nome della Sosat. Il direttivo di quel tempo deliberò di utilizzare quei fondi per la realizzazione di una parte del sentiero delle Bocchette, che avrebbe preso il nome della Sosat. I lavori di costruzione del Sosat ebbero inizio il 30 giugno del 1960 e terminarono il 27 agosto del 1961, con la cerimonia inaugurale. In due stagioni estive venne realizzata l’intera opera.

Il sentiero è lungo 3779 metri, vi sono 69 metri di scale in ferro, 278 sono i metri di corde in acciaio, 135 i chiodi e 18 i gradini fissi in ferro. Il costo finale dell’opera indicato, in data 16 dicembre 1961, fu di 3 milioni 104 mila 400 lire. Il sentiero fu realizzato dall’impresa di Celestino Donini, lo storico gestore del rifugio Pedrotti alla Tosa. Con il passare degli anni alcuni di questi numeri hanno subito modifiche ed il sentiero delle migliorie. Una sentiero attrezzato ha per sua natura necessità di un controllo e di una manutenzione costanti, garantiti negli anni dalla collaborazione, con la Sosat dai gestori dei rifugi Tuckett, Brentei e dalla commissione sentieri della Sat. Esistono nel Gruppo di Brenta altri sentieri attrezzati, ma non fanno parte del tracciato ufficiale della via delle Bocchette. Sono tutti molto importanti nel panorama delle vie ferrate del Brenta, poiché, rappresentando le varie epoche nelle quali sono stati realizzati, permettono di attraversarlo senza mai raggiungere le vette, assistiti da cordini metallici.

Il sentiero Sosat è caratterizzato dal segnavia n° 305 nella numerazione dei sentieri Sat.

E’ possibile effettuarlo in entrambe le direzioni. Se lo si effettua dal versante di Vallesinella, quindi partendo dai rifugi Tuckett e Sella (2262 metri) si percorre per un breve tratto, in direzione Bocca del Tuckett il sentiero segnavia n° 303, che corre sul versante destro orograficamente della valle. Dopo pochi minti si giunge ad un bivio con le indicazioni, prendendo a destra per il sentiero Sosat. Si attraversa la valle sino a raggiungere la sinistra orografica ed i contrafforti di Punta Massari. Sulla prima balza rocciosa, ha inizio, con una breve scala metallica il Sentiero Sosat. Si sale sui gradoni rocciosi e poi si prosegue alzandosi di quota tra grandi massi, sotto la Cima Mandron sino a giungere, sotto le punte di Campiglio nella grande crepa della montagna che si passa scendendo in tratti attrezzati di cordini e scalette metalliche. Un tempo per risalire alla grande cengia che porta sul versante di Val Brenta vi era un lungo ed aereo scalone verticale. Oggi quello scalone non c’è più e si guadagna la cengia con tratti di scalette più brevi, meno arditi, ma sempre suggestivi. Percorrendo la cengia si giunge all’inizio della discesa tra le balze rocciose, sempre delle punte di Campiglio, sino ad un bivio con sentiero segnavia n°398. Dalla cengia il panorama spazia sulla Val Brenta al cospetto del Crozzon di Brenta, del Canalone Neri e della Torre di Brenta. A questo punto, a seconda della meta che l’alpinista si è posto, è possibile scendere ai 2182 metri al rifugio Alberto e Maria ai Brentei oppure salire ai 2580 metri del rifugio Alimonta, all’ombra dei Gemelli.

Il tempo di percorrenza del sentiero Sosat è di circa 2 – 3 ore in entrambe i sensi.

La via delle Bocchette si deve ad un’idea di Giovanni Strobele (1895 – 1976), alpinista dirigente satino, che all’inizio degli anni ’30 del secolo scorso, la concepì. Strobele ipotizzò la realizzazione di un sentiero in quota, senza mai toccare le cime, che collegasse da nord a sud i rifugi del Brenta. Dal rifugio Peller al Fratelli Garbari ai XII Apostoli. Strobele nella “Enciclopedia delle Dolomiti” di Franco De Battaglia e Luciano Marisaldi edita da Zanichelli è chiamato “Il padre delle Bocchette” L’idea a quei tempi appariva assai fantasiosa e di non facile realizzazione. Già nel 1932 venne fatto il primo tratto, quello più a sud, denominato Sentiero dell’Ideale, che collegava il rifugio Pedrotti alla Tosa, con il Fratelli Garbari ai XII Apostoli. Non esisteva ancora il rifugio Silvio Agostini, in val d’Ambiez, che venne costruito nel 1937. Dal 1938 al 1953 vennero realizzati poi i tratti delle Bocchette centrali con i sentieri: Otto Gottstein, Arturo Castelli, Carla Benini de Stanchina, Bartolomeo Figari. La via delle Bocchette fu completata, con la realizzazione, nel 1972, del sentiero Alfredo e Rodolfo Benigni e nel 1973 del sentiero Claudio Costanzi Albasini. Giovanni Strobele ebbe la fortuna di veder realizzato il suo sogno.-

 

Nella foto: Sfulmini e Cima Tosa.