Domenica 28 luglio 2024

Rifugio XII Apostoli

IL CORO DELLA SOSAT IN MEMORIA DEI CADUTI DELLA MONTAGNA E DI
ERMANNO SALVATERRA.

Sarà nel ricordo di Ermanno Salvaterra, la giornata di domenica 28 luglio ai XII Apostoli, nel cuore del Gruppo Brenta, dedicata dal 1953 ai caduti della montagna. Ermanno è mancato poco meno di un anno fa, il 18 agosto 2023, mentre scalava con un cliente la via Hartmann Krauss al Campanil Alto. Ermanno era legato al rifugio fratelli Garbari e alla chiesetta, una grotta scavata nella roccia alla base della cima XII Apostoli. Quel rifugio, della Sat, era una questione di famiglia per i Salvaterra. Infatti il fratelli Garbari ai XII Apostoli fu stato gestito per molti anni (dal 1948 al 2007) dalla sua famiglia: prima nonna Maria – la nonna del Brenta – con il papà di Ermanno, Adolfo, poi la nonna con le figlie e ancora la Nella, zia di Ermanno, che gli lasciò la gestione 2000. Nel 2008 la gestione del XII passò a Aldo Turri, guida alpina di Pinzolo, lassù da 16 anni. Ermanno era di casa sin da piccolo al XII Apostoli, dove si formò come straordinario scalatore sulle balze rocciose antistanti il rifugio. E alla giornata del ricordo dei caduti della montagna Ermanno era una presenza fissa, anche quando non era più gestore: quando invece lo gestiva lui, il XII, accoglieva gli alpinisti con la consueta sobrietà e umanità. Un occhio di riguardo, poi, Ermanno riservava agli amici del Coro della Sosat, protagonisti fin dal 1963 di quella giornata, con i loro canti alla celebrazione della S. Messa e poi con una serie di brani eseguiti nell’anfiteatro naturale adiacente al rifugio per ricordare ed onorare chi ha lasciato la vita sulle montagne. Molti sono gli aneddoti e i ricordi che i coristi della Sosat portano nel cuore, soprattutto delle sere del sabato passate al XII con Ermanno, l’uomo del Cerro Torre, che amava il canto popolare di montagna e ascoltava con piacere le voci della Sosat. Il presidente del Coro della Sosat Andrea Zanotti: «Il rischio delle commemorazioni è quello di ricordare una folla di nomi senza volto, dove i profili si perdono dentro ad una collettività dolente. Al XII Apostoli accade esattamente il contrario: nella chiesetta ci sono piccole lapidi con nomi, fotografie e date: facce note che continuano la tessitura di un dialogo che trova nella corona delle cime il suo fondale naturale. Da quest’anno il volto di Ermanno Salvaterra sarà tra queste, e ci terrà compagnia da lassù. E noi lo andremo a trovare, come si fa con un vecchio amico che non vediamo da tempo e al quale affidiamo un pezzo delle nostre stesse vite. Quest’anno canteremo per lui e per tutti quelli che vorranno esserci: non per esibirci in un concerto, ma per stare insieme cantando con la nostra gente, come il Coro della Sosat fa sin dalla sua origine: quasi, ormai, secolare».
La S. Messa sarà celebrata dal parroco mantovano Don Giorgio dall’Oglio che sale lassù nel ricordo della mamma da 46 anni.

LA STORIA DELLA CHIESETTA DEL XII APOSTOLI

La chiesetta alla base della Cima XII Apostoli, alla quota di 2500 metri, fu realizzata da un comitato guidato da Don Bruno Nicolini, scomparso nell’agosto del 2012, tra il 1951 e 1952. La chiesa è una grotta con la grande abside a forma di croce che domina l’alta Valle di Nardis. Fu in seguito ad una tragedia avvenuta l’ultima domenica di luglio del 1950 che sconvolse il mondo alpinistico trentino, nacque l’iniziativa, al fine di creare un luogo di preghiera, riflessione e monito. Il 26 luglio del 1950 quattro giovani studenti universitari trentini: Giuseppe Fiorilla, Maria Rita Franceschini, Vittorio Conci e Mauretta Lumini passarono al rifugio ai XII Apostoli per raggiungere successivamente, attraversando la Vedretta dei Camosci, il rifugio Alberto e Maria ai Brentei. Ai Brentei non giunsero mai, caddero in un crepaccio della Vedretta dei Camosci. Rimasero nel buco di ghiaccio doloranti per la caduta per due giorni e Giuseppe, Maria Rita e Vittorio non resistettero. Mauretta Lumini sopravvisse. La ragazza vide i suoi compagni passare lentamente ed inesorabilmente dalla vita alla morte. Per caso la Lumini venne ritrovata. I suoi lamenti vennero uditi da due escursionisti, che attivarono i soccorsi dal rifugio ai Brentei. Nei primi anni 50 del secolo scorso gli scalatori e gli escursionisti nel Gruppo di Brenta erano pochi. Era un sabato e la domenica dopo fu una delle giornate più tristi della storia dell’alpinismo trentino e del Gruppo Brenta. Quella tragedia venne superata per numero di vittime nel Brenta, il 17 luglio del 1991, con 7 morti di cui 6 ragazzi ed il loro assistente, vittime di una valanga di ghiaia e grandine, scatenata da un nubifragio, sul sentiero n° 318 al rientro dal rifugio Alberto e Maria ai Brentei. Nell’autunno del 1952 la chiesa venne ultimata e dal luglio 1953 il mondo alpinistico trentino, l’ultima domenica del mese di mezzo dell’estate, si raduna lassù con la colonna sonora del Coro della Sosat per ricordare i suoi caduti. Sulle pareti di dolomia le lapidi sono diventate, in 71 anni molte, oltre 220, collocate dai gestori del rifugio.