Il coro della Sosat

 

Una storia che in…canta dal 1926

Il coro della Sosat

 

Una storia che in…canta dal 1926

La storia del nostro Novecento, prima ancora di conoscerla, l’abbiamo sentita cantare: ha fatto breccia nel nostro cuore prima ancora di entrare nella nostra testa. Ed è stato il Coro della SOSAT ad insegnarci cose che non si trovano nei libri. La tradizione è molto più vasta, ed è la sua vastità che tocca le nostre corde più intime e profonde, e continua a farle vibrare.

Noi trentini eravamo ancora austriaci, all’alba del Novecento.

Il Coro? No, quello non c’era ancora. Forse era un embrione annidato nel grembo del Club Armonia – che allora, prima di diventare negli anni ’20 il più importante gruppo filodrammatico della città, era nato nel 1904 come una grande orchestra mandolinistica – nel quale suonavano anche alcuni futuri coristi.

Il Coro non aveva ancora visto la luce e noi eravamo sudditi dell’imperial regio governo austroungarico, senza peraltro averlo voluto. Quasi tutti i nostri nonni scrivevano in italiano: ma quando morirono nella prima grande guerra avevano in spalla lo zainetto quadrato, tipico dei Kaiserjaeger.

Di molti non sappiamo neanche dove morirono, né come, né perché.

Proprio per questo, quando nel tempo dell’infanzia le generazioni di metà Novecento sentivano i canti degli alpini e della loro sofferenza, della loro speranza e della loro morte, nel proprio intimo tutti sapevano già di cosa si trattasse.

Il Trentino esce dalla prima guerra mondiale in una crisi profonda: il suo territorio devastato dalle operazioni belliche, le generazioni più giovani falcidiate, una cittadinanza mutata nel segno dell’italianità.
In questa situazione, Nino Peterlongo – uomo di eccezionale valore e dotato di una tempra morale che poi abbiamo smarrito negli anni – decide di fondare, nel 1921, la Sezione Operaia della Società Alpinisti Tridentini, la SOSAT.

Scopo dichiarato è quello di portare la gente in montagna, di far nascere un immaginario popolare alpino. Fino a quel momento, infatti, l’alpinismo era stato monopolio delle classi aristocratiche e di coloro che potevano permetterselo: con la nascita della SOSAT la montagna entra nell’immaginario collettivo della gente comune e diventa la bandiera di un nuovo Trentino.

Nino fu, dunque, il fondatore e primo Presidente della SOSAT.

Il canto popolare c’era dunque già prima del Coro della SOSAT che vede la luce cinque anni dopo, nel 1926.
Fin dalle sue origini esso si pone come l’interprete di una tradizione e una storia che la carta stampata non può contenere. Anzi: non di una storia, ma di un universo di microstorie che popolano non solo lo scenario tragico del 1915-18 ma tutto il nostro passato e che sarebbero altrimenti rimaste mute, prive di colonna sonora.

Il canto di montagna è divenuto così una sorta di elemento distintivo, contribuendo così a formare un profilo identitario che ancora oggi, dal 1926, caratterizza il Trentino, una terra che canta.